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Prendo spunto da un messaggio che ho ricevuto ieri, sui miei canali social, per affrontare un tema spesso sottovalutato: scegliere il running coach. Ma veniamo ai fatti… 

Come detto, ieri, in risposta ad un mio post pubblicato sui social, ricevo un messaggio da un ragazzo, che mi espone la sua situazione. Avendo letto alcuni contenuti di Coach4Runners, infatti, ha maturato la necessità di chiedere un confronto ed un conforto in merito alla sua preparazione atletica attuale. 

Nello specifico, il ragazzo mi ha evidenziato il fatto che pur allenandosi intensamente, pur svolgendo il programma di allenamento con precisione, pur rispettando le fasi di carico e scarico previste… il suo rendimento non migliorava. E, soprattutto (e cosa ben più grave), si sentiva sempre stanco e affaticato. 

Per chi, come me, ha ricevuto una formazione specifica in ambito sportivo, i sintomi evidenziati dal ragazzo sono dei forti campanelli di allarme. Ma vedremo dopo il perché. 

Mi sono permesso di chiedergli se si allenasse come autodidatta o se, invece, fosse seguito da un allenatore: la risposta è stata “mi segue un running coach” da circa un anno e mezzoE, questa, è stata una sorpresa. Sì, perché mi capita molto spesso di imbattermi in situazioni del genere, ma nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di persone che seguono tabelle scaricate da internet e le seguono in maniera maniacale… senza però aver pensato che, essendo generiche, quasi sicuramente non saranno tarate sulle loro esigenze…! 

Gli ho poi chiesto se, inizialmente, l’allenatore gli avesse sottoposto un questionario per capire la sua situazione generale e specifica, se avessero svolto dei test periodici, se avessero impostato programmi di allenamento mirati alla mobilità e all’elasticità, se avessero discusso insieme delle sensazioni dopo ogni allenamento, ecc.; ma a tutte queste domande la risposta è stata NO…! 

Il ragazzo si è poi offerto di inviarmi il proprio programma di allenamento, per avere un consulto… La faccio breve: una tabella generica e generalizzata, sicuramente non personalizzata e anche poco sensata, basata su tempi e metodi sicuramente troppo ambiziosi (tutto ciò è emerso già dalle poche informazioni che ho ricevuto). In più, cosa gravissima, con tempi di recupero troppo stretti e senza alcun monitoraggio costante delle sensazioni dell’atleta. 

Ecco allora che nasce la mia riflessione. 

L’allenamento (lo semplificherò molto) non è altro che la somministrazione di uno stress al nostro corpo che comporta una perdita dell’equilibrio in cui viviamo (omeostasi) finalizzato, grazie ad un adeguato recupero, a migliorare le proprie prestazioni. Capite bene che, sul tema, ci sono due aspetti importanti: 

  • il primo è che lavoriamo con il corpo umano e che, pertanto, il professionista deve conoscerne i meccanismi in maniera molto precisa; 
  • Il secondo è che l’allenamento è finalizzato al miglioramento della prestazione ma, più in generale, al miglioramento del benessere. 

Tornando al caso del ragazzo, pare subito evidente come entrambi gli aspetti (e non solo) non siano rispettati. 

Quella del running coach, ma più in generale quella del preparatore atletico, è una vera e propria professione, e come tale richiede tutta una serie di attenzioni e di caratteristiche. Vorrei, quindi, analizzare alcuni temi che possono condurre il runner a scegliere il running coach. 

  • Innanzitutto, affidatevi a professionisti che hanno conseguito i titoli abilitativiEssere coach non vuol dire essere un runner che da molti anni corre e che si improvvisa allenatore. Essere preparatore vuol dire essersi formato e continuare a formarsi, vuole dire conoscere il funzionamento del corpo e dei sistemi energetici, vuol dire saper scoprire le peculiarità e le carenze di ogni atleta in modo da effettuare un corretto lavoro fisico.  
  • Scegliete professionisti, che svolgano l’attività in maniera professionale tramite le corrette posizioni fiscali e assicurative. Un preparatore atletico professionista tutela il cliente anche dal punto di vista assicurativo, ad esempio, essendo titolare di una copertura assicurativa RC a copertura di danni arrecati al cliente. 
  • Optate per preparatori che, prima di tutto, vogliono conoscervi e effettuare un’anamnesi precisa e puntuale. La conoscenza del cliente è fondamentale per predisporre un piano di allenamento personalizzato che risponda appieno alle necessità dell’atleta. E, in più, il contatto deve essere costante, in modo da poter ri-tarare il piano in base alle reazioni e alle eventuali problematiche che si possono presentare. 
  • Nella scelta, date priorità agli allenatori che vi propongono anche piani di allenamento, paralleli a quello per il running, dedicati alla mobilità articolare, alla ricerca dell’elasticità e al potenziamento. Il gesto atletico della corsa, pur sembrando molto naturale, va invece curato e reso il più sciolto possibile. Soltanto grazie ai giusti allenamenti complementari si possono ottenere risultati sempre migliori e, soprattutto, il gesto 
  • Non pensate che il running coach o il preparatore sia una cosa da professionisti. Affidarsi ad un professionista non è cosa da top runner… Ognuno di noi è diverso e deve essere allenato in modo diverso. Una tabella generica può darci un qualcosa, ci mancherebbe; ma una tabella personalizzata ci porta verso il top delle nostre possibilità. 
  • Non posso permettermi di spendere soldi per un coach. Sento spesso questa frase e, ogni volta, porto il cliente ad un ragionamento. Con l’equivalente di un caffè al giorno, ognuno di noi può permettersi un professionista che lo segue e che ne ottimizza il benessere. In più, permettetemi, un piano di preparazione atletica annuale costa meno di due paia di scarpe performanti… E, ve lo assicuro, vi consente miglioramenti molto molto più importanti! 

Per concludere, quindi, mi permetto di rimarcare per l’ennesima volta l’importanza di scegliere il running coach tra persone preparate, serie e professionali. Non scherzate con il vostro organismo: è una macchina perfetta, ma molto delicata. Anche banali errori possono portare a situazioni poco piacevoli… Un po’ come quelle del ragazzo, che cercherò, con molta calma, di far riprendere da una situazione si sicuro overreaching (e, spero di no, di overtraining). 

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